Lascia che ti racconti una delle battaglie più dure che combatto ogni giorno: a volte mi ritrovo a cancellare TikTok e Instagram dal mio telefono, solo per reinstallarli poco dopo. Perché? L’attrazione dei video in formato breve è semplicemente irresistibile, e il ciclo di scrolling infinito si ripete senza pietà.

Immagina una persona con il cervello in stand-by, che muove il dito su e giù davanti allo schermo, ipnotizzata da video che promettono di svelare “il trucco segreto per migliorare la tua vita” o il classico “se a 30 anni hai appena scoperto anche tu che…”. Sì, quella persona sono io, il tuo SuperSEO… E probabilmente anche tu.

Perché è così che viviamo oggi: catturati da contenuti che consumiamo come taralli pugliesi digitali.

Ma perché questi mini video ci catturano così tanto? È solo una questione di intrattenimento (diciamocelo, oggi i social sono il nostro principale passatempo) o c’è qualcosa di più profondo? Dietro questo fenomeno si cela una potente componente psicologica.

Da esperto di marketing digitale, voglio svelarti i meccanismi che catturano la nostra attenzione e come usarli in modo strategico per il tuo business. Conoscere le regole del gioco ti permette di giocare in modo consapevole, invece di essere solo una pedina. Ricorda: la conoscenza rende liberi.

Cosa sono i video brevi

Parliamo di video che non superano i 60 secondi. Alcuni guru, coach di Instagram e altre “professioni inventate” sostengono che video fino a 3 minuti possano essere considerati brevi, ma per me la regola d’oro è semplice: stai sotto il minuto. E sai perché? Perché la nostra capacità di attenzione sta precipitando a livelli allarmanti (ma ci arriveremo tra poco).

Questi video sono progettati per essere rapidi e digeribili, perfetti per quei momenti in cui siamo sul divano, magari con la TV in sottofondo, mentre scorriamo senza sosta in cerca del prossimo contenuto ipnotizzante. In fondo, esistono solo due tipi di persone: chi, appena sveglio, apre Instagram o TikTok, e chi mente.

Li conosciamo come Reel su Instagram, Short su YouTube, o semplicemente video su TikTok, ma il concetto è lo stesso: video brevi che iniziano con un “gancio” potente per catturare la nostra attenzione e tenerci incollati allo schermo.

Perché ne siamo così dipendenti

Ma perché siamo così dipendenti da questi video, che spesso non offrono nessun valore aggiunto? Se qualcuno ti chiedesse di cosa parlava il terzultimo video che hai visto, la tua risposta sarebbe probabilmente un bel boh. Eppure, ci ritroviamo incollati allo schermo. Come mai?

Vediamo insieme i principali meccanismi psicologici che rendono i video brevi così travolgenti.

1. La nostra attenzione sta calando
Non è un segreto: la nostra capacità di concentrazione è drasticamente diminuita negli ultimi anni. Secondo uno studio condotto dalla psicologa Dr. Gloria Mark, Chancellor Professor di Informatica presso l’Università della California, nel 2004 l’attenzione media su uno schermo era di circa due minuti e mezzo. Nel 2012, era già scesa a 75 secondi. E oggi?
La Dr. Mark ha trovato che la nostra soglia di attenzione si attesta intorno ai 40 secondi, mentre uno studio di Microsoft Canada suggerisce una cifra ancora più allarmante: solo 8 secondi.

2. Facili da creare, economici e di grande impatto
Dal punto di vista del marketing, i video brevi non solo catturano l’attenzione, ma sono anche estremamente efficienti da produrre. Contenuti lunghi richiedono tempo, budget elevati e un alto livello di produzione. I video brevi, invece, possono avere lo stesso impatto con risorse minime.
Prendiamo, per esempio, il profilo TikTok di supermercati_che_passione: hanno accumulato milioni di follower con video semplici e divertenti dove recensiscono il cibo del Lidl!

3. Informazioni veloci e superficiali
Oggi il tempo sembra sempre poco, ma stranamente non ci facciamo problemi a sprecarlo sui social. I video brevi ci offrono informazioni rapide, senza approfondimenti. E ammettiamolo: ci fanno sentire “esperti” senza troppi sforzi. Perché investire in una laurea in psicologia quando un “tizio a caso” può diagnosticare disturbi borderline o darti consigli legali in 60 secondi?
Secondo un sondaggio di Adobe, un numero crescente di Gen Z preferisce TikTok a Google per fare ricerche rapide, che si tratti di una nuova ricetta o del trend moda del momento. È una conoscenza superficiale, certo, ma è quella che cerchiamo.

Cos’hanno in comune Slot Machine e Social Media?

C’è un aspetto affascinante e preoccupante da considerare: i social media e le slot machine funzionano in modo sorprendentemente simile. Silvio Franceschinelli e l’antropologa Natasha Schüll hanno descritto come le tecniche di design delle slot creino dipendenza, e le piattaforme social non sono da meno.

Le piattaforme usano tecniche come il pull-to-refresh e lo scrolling infinito, simili alla leva della slot machine: ogni gesto promette una possibile ricompensa (un post interessante o una notifica). Tristan Harris, ex designer di Google e protagonista del documentario The Social Dilemma, ha spiegato come queste strategie siano progettate per massimizzare il coinvolgimento e renderci dipendenti.

Il meccanismo dell’algoritmo è altrettanto astuto. TikTok e Instagram non si limitano a mostrarti ciò che ti piace, ma lavorano per farti restare il più a lungo possibile, alternando contenuti poco stimolanti con video accattivanti, proprio come una slot machine. È il Metodo Jackpot: continui a scorrere nella speranza di trovare il prossimo video “vincente”.

L’impatto sui creator

Non sono solo gli utenti a subire gli effetti dell’algoritmo: anche i creator ne sono pesantemente influenzati. Parliamo di persone che investono tempo, creatività e denaro per creare contenuti di altissima qualità, solo per offrirli gratuitamente a una piattaforma che non paga i creator. Rifletti sull’assurdità: produrre valore per un sistema che raramente lo restituisce.

Il successo dei video è imprevedibile: un contenuto può ricevere milioni di visualizzazioni mentre un altro, altrettanto ben fatto, rischia di cadere nel dimenticatoio. Questa imprevedibilità genera ansia e pressione, spingendo i creator a un ciclo continuo di produzione, talvolta portandoli a strategie e gesti discutibili pur di catturare l’attenzione. La costante necessità di visibilità li spinge a creare contenuti sempre più estremi, alimentando un circolo vizioso fatto di performance e stress. E tutto questo per una manciata di like da parte di perfetti sconosciuti dall’altra parte del mondo: un gioco mentale stancante e, alla lunga, insostenibile.

E adesso?

Ora forse ti starai chiedendo…

Ma SuperSEO, su questo sito web si parla di strategie di marketing e branding, sono qui perché voglio migliorare la mia presenza online. Perché mi stai dicendo che siamo tutti “drogati di social”? Cioè, come posso usare tutto questo per aumentare il mio fatturato?

Ottima domanda, caro imprenditore! Se sei arrivato fin qui, vuol dire che la tua soglia di attenzione è ancora salvabile, complimenti! Ma visto che questo articolo è già bello corposo, e la mia collega copywriter StarBRAND che lo revisionerà probabilmente mi tirerà per il mantello da supereroe, per ora ci fermiamo qui.
Ti prometto però che nel prossimo articolo ti svelerò le vere strategie per usare i video brevi in modo efficace nella tua comunicazione social. Ora che hai capito le regole del gioco, è tempo di giocare… e vincere.

Preparati, perché il meglio deve ancora arrivare!

Siamo quello che facciamo ripetutamente. L’eccellenza, quindi, non è un atto, ma un’abitudine

Aristotele

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