Questo articolo cade proprio a pennello. È fresca di qualche settimana la notizia che Elon Musk è entrato nel CDA di Twitter: ha acquistato il 9.2% delle quote azionarie, generando scalpore, stupore ma soprattutto curiosità riguardo quelle che potranno essere le prossime novità. Quindi… attenzione: tutto quello che sto per raccontarti potrebbe non essere più valido fra qualche mese.
Ma fingiamo che Musk, per i prossimi anni, si svegli ogni mattina senza strane idee per la testa, lasciando il mondo come sta, senza stravolgere Twitter. Ecco, con questi presupposti voglio svelarti qualcosa in più su questa piattaforma: la sua origine, la sua diffusione, la sua scarsa adesione in Italia. Sei curioso? Cominciamo subito e conosciamola meglio!
Twitter nasce da un fallimento
Come ogni film americano che si rispetti, è sempre nel momento più buio che arriva quella intuizione che ti cambia la vita. E infatti, Twitter nasce proprio da un fallimento: Odeo, una società californiana, aveva in mente di lanciare una piattaforma di podcast, ma il progetto venne abbandonato con lo sviluppo del concorrente più famoso, ITunes, che andava nella stessa, identica, direzione.
Continuare sarebbe stato un fallimento e la decisione di interrompere il progetto era sicuramente quella migliore, ma serviva un’idea che salvasse la faccia e la scrivania dei dirigenti. Trovandosi ormai con le spalle al muro, l’eccentrico Jack Dorsey (uno dei manager) ebbe un’illuminazione: perché non creare un servizio che permettesse a un singolo individuo di comunicare pubblicamente con più persone, attraverso dei messaggi? Bingo: ecco che nasce Twitter.
Twitter diventa virale negli USA
Nel giro di pochi mesi, Twitter diventa virale in tutti gli Stati Uniti. Politici, star di Hollywood, campioni sportivi e imprenditori milionari iniziano a cinguettare a ogni ora del giorno, accrescendo sempre di più la loro popolarità (e, aggiungo, anche quella di Twitter!).
I 140 caratteri utilizzabili per tweet diventano una sorta di elemento differenziante: lo rendono un social veloce, senza peli sulla lingua e incentrato sulle news del momento, qualsiasi esse siano. E se 140 caratteri ti sembrano pochi, ricordati quello che è riuscito a combinare Donald Trump con solo un tweet! Che dire: in molti paesi, anche quelli asiatici, orientali e latini succede spesso che un singolo tweet metta a ferro e fuoco la piattaforma.
Oggi la lingua di Twitter è parlata in tutto il mondo. O quasi. In tutto il mondo… a parte l’Italia.
Twitter in Italia
Forse ho un po’ calcato la mano, ma serviva per rendere il concetto: ad essere pignoli, anche in altri paesi europei Twitter non si è diffuso come nel resto del mondo… ma fa comunque la sua bella figura. In Italia, invece, gli account realmente attivi sono quelli di politici, star di fama internazionale e… ascolta e ascolta, quelli di migliaia di multinazionali, che conducendo affari esteri hanno bisogno di notorietà in paesi asiatici, orientali e americani. Sì, se stai leggendo questo articolo e sei il CEO di una multinazionale che non ha Twitter, corri a dare una tirata d’orecchie al tuo reparto marketing.
Perché non funziona?
È chiaro che Twitter non sia il social più amato dagli Italiani. La cosa incredibile è che le caratteristiche che lo hanno reso così famoso e fruito nel resto del mondo, nel nostro paese sono le peculiarità che non lo hanno mai fatto esplodere, positivamente parlando. Ma scopriamo queste “debolezze” nel dettaglio:
- Non nascondiamoci dietro un dito. L’italiano medio è pigro. Twittare significa pensare cosa scrivere, modificare e correggere per riuscire a rispettare i 140 caratteri (ora sono 280, ma sono comunque pochissimi!). Insomma: il tempo di pubblicarlo e la notizia è già passata di moda.
- Quando è nato Twitter, in Italia Facebook era all’apice. Le persone semplicemente cercavano di scimmiottarne il comportamento e ovviamente i risultati erano scarsi. Può sembrare una cattiveria, ma cerca di capirmi: su Twitter non hai amici, quindi devi convincere gli sconosciuti pubblicando contenuti interessanti.
- Le star di Hollywood sono intolleranti alle interazioni con i fan. I vip italiani invece fanno di questo il loro punto forte, anzi… le adorano proprio! E diciamocelo, Twitter non è il social adatto per interagire con i follower.
- Twitter non è per tutti. Più sei famoso, più vieni letto ma nessuno amico ti regalerà mi piace! Tra l’altro, i like sono stati introdotti solo dal 2015, per standardizzarsi con gli altri social.
- Se l’unico motivo per cui hai un account Twitter è quello di vendere qualcosa, sei sulla strada sbagliata. Nessuno vuole sentire parlare di prodotti su Twitter: per attuare una strategia efficace, dovresti mostrare quello che realmente c’è dietro il tuo business e la tua persona.
- Se scegli di stare su Twitter, devi essere attivo. Se presti attenzione alle Twitstar noterai che ogni giorno pubblicano contenuti… e anche tu devi fare lo stesso, altrimenti le persone si dimenticano della tua esistenza.
- Twitter e i bot. Il problema dei bot riguarda in realtà tutti i social, ma per le tematiche trattate e le sue campagne sulla libertà di espressione, la lente d’ingrandimento viene giustamente puntata su Twitter. I bot hanno come unico obiettivo di fare andare un argomento in tendenza: solo pochi mesi, la piattaforma ha cancellato più di 170 mila account dopo aver scoperto che si trattava di profili falsi di propaganda filocinese. Account che lodavano la gestione dell’epidemia di Covid-19 in Cina, magnificavano la scelta di attaccare i manifestanti a Hong Kong e criticavano gli Stati Uniti nelle proteste anti-razziste. Viva la libertà!
In conclusione
Il Social degli SMS su Internet (così veniva chiamato inizialmente) non si è mai realmente integrato con la nostra società. Che fare? Beh, se non hai un business che deve raggiungere consumatori internazionali, lascia perdere Twitter! Investiresti tempo e denaro inutilmente.
Allo stesso tempo, se possiedi le risorse economiche per assumere un Social Media Manager che lavori esclusivamente sul tuo business, utilizzare un Social in più potrebbe portarti vantaggi. Una cosa, però, tienila bene a mente: Twitter non è l’Alterego di Facebook e Instagram! Vuoi avere seguito? Beh… serve una strategia completamente differente.